
Grande scoperta scientifica, pubblicata dall’autorevole rivista La Gazzetta di Madrigopolis: esiste una nuova sindrome che colpisce uomini e donne, ma sembra avere la spiccata tendenza a mietere vittime fra i primi: è la sindrome del “Grazie al cazvolo”. Il nome deriva da una presumibile provenienza orientale della malattia, o forse balcanica o forse, comunque, russofona. Tant’è: l’importante è descrivere questo singolare disturbo, che colpisce prevalentemente gli esseri umani di sesso maschile ed è di origine genetica. Non si tratta di un virus: le persone che, raggiunta l’età della ragione, constatano di esserne immuni, possono stare tranquille, non verranno colpite da questa sindrome invalidante anche se stanno a stretto contatto con una persona ammalata. Anzi di solito la convivenza è necessaria perché i malati di “Grazie al cazvolo” sopravvivano nel mondo reale. Veniamo ai sintomi: la persona colpita è di una lentezza lumachesca, al supermercato pensa e ripensa per due ore all’eventualità di comprare il prezzemolo o forse no, vive un intenso godimento davanti allo scaffale dei vini davanti al quale può stare per ore vista la varietà dell’offerta. Nell’ambiente domestico tende a conservare anche le bustine in plastica degli orecchini comprati dall’ambulante tre anni prima, occupa il bagno per un’ora esattamente quando è il momento di uscire o di pranzare, si ricorda che deve telefonare proprio mentre si sta andando al cinema. Quando dopo estenuanti discussioni filosofiche si pensa di essere addivenuti a una conclusione, si può stare certi che la decisione (?) verrà messa in pratica con tempi biblici. I suoi. Perché la sindrome consiste in questo: “vivere secondo i propri tempi”. Il primo sintomo che deve mettere in allarme è proprio questo: l’affermazione “devo fare le cose secondo i miei tempi”. Peccato che il mondo fuori, intanto, vada una velocità doppia o tripla dell’ammalato: i negozi aprono e chiudono, i treni (reali e figurati) partono, la minestra si raffredda, i giorni non tornano più. Ma lui, beato, “deve fare le cose secondo i propri tempi”: grazie al cavolo (da qui il nome della sindrome), tanto è sicuro che al resto (negozi, minestre, lavoro, bollette e sbattimenti di ogni genere) ci penserà qualcun altro. Perché è semplicemente necessario. Così, purtroppo, anche per le decisioni più serie, quelle esistenziali, come casa, famiglia, figli: guai a metter sotto pressione l’ammalato (cioè a chiedere una risposta o peggio ancora, una decisione), gli effetti sono terribili e peggiorano lo stato di salute dell’ammalato e di chi lo assiste impotente.
Non esiste cura.
State calmi: sferrare una padellata in faccia all’ammalato non serve, ve lo dice una Regina contraria alla non- violenza. Oltretutto, forse è solo invidia per chi crede di poter vivere una vita completamente a sua misura, ignaro del mondo intorno. E di solito, grazie al cazvolo, ci riesce.
La soluzione sta nello shopping, panacea di tutti i mali: ovviamente da soli.
(la foto è di F.Sanna)Etichette: storie, uomini e donnole