
Ah, come è bello innamorarsi. L’aria è diversa, i colori sembrano perfino più vivi. Ci si innamora di una persona, talvolta di più di una contemporaneamente (vabbè, ma questa è un’altra storia…), ma anche di una casa, di na città, di un luogo o di un lavoro. L’energia fisica e la lucidità, dopo la prima botta di endorfine, si moltiplicano e ci rendono capaci di fare cose fino a ieri solo immaginate.
Qualche mese fa un’amica mi disse “la mattina mi sveglio e…mi sento come se fossi innamorata”, peccato che all’orizzonte non ci fosse nessuno.
Ieri la stessa amica mi ha confessato davanti a una cioccolata calda di essersi disinnamorata: così, apparentemente di botto, senza possibilità di ritorno, con la precisa coscienza che basta, è finita. E’ finita con quel lavoro, quel luogo dove vivere, non riesce a starci un attimo di più , “proprio come nelle storie d’amore”.
E io mi sono chiesta: ma è possibile che con l’innamoramento e il suo contrario accada così, con la precisa e talvolta improvvisa consapevolezza che è irrimediabilmente, definitivamente, assolutamente finita? Come se cadessimo sbattendo la testa e al nostro rinvenimento scoprissimo che un interruttore è scattato, e si è posizionato sull’ “off”.
E questa certezza, certo problematica a volte, quasi sfrontata soprattutto agli occhi di chi ci guarda dubbioso e dice “ma no, magari, forse…”, dà talvolta a chi è capace di provarla anche un enorme, benedetto, quasi ridanciano sollievo. E cosa succede, dopo? Ci si dimentica all’istante di quell’amore, quella casa, quel lavoro, quegli eventi, in virtù di una rimozione-lampo, o si tira avanti cercando in qualche modo di venirci a patti, fino al prossimo innamoramento?
(Foto di Stefano Robino, 1959 (da http://www.repubblica.it/2006/08/gallerie/spettacoliecultura/paris-photo/2.html)Etichette: pensieri e parole, storie, uomini e donnole