
Lombroso è vivo e lotta insieme a noi. Noi chi? Sicuramente il giudice che, nella cittadina di Buckeburg, ha riconosciuto le “attenuanti etniche e culturali” a un cameriere sardo di 29 anni che ha tenuto segregata per giorni la ex fidanzata, l’ha picchiata, violentata, torturata ed è stato condannato a sei anni di carcere, ottenendo uno sconto di pena di circa due anni. La vicenda è stata resa nota solo ora, perché l’avvocato del ragazzo ha fatto richiesta di fargli scontare la pena in Italia (ma perchè, poi? anche la Germania pare essere piuttosto tenera con i violentatori, a qualunque etnia appartengano).
Nella sentenza si legge, testuale: “Si deve tenere conto delle particolari impronte culturali ed etniche dell'imputato. E' un sardo. Il quadro del ruolo dell'uomo e della donna, esistente nella sua patria, non può certo valere come scusante me deve essere tenuto in considerazione come attenuante”. L’avvocato- una donna- si dichiara sconcertata dalla “sentenza razzista”, ma è presumibile che qualcuno le abbia pure invocate o richieste, delle attenuanti. Forse non ci si aspettava che il pedaggio da pagare per uno sconto di pena fosse il riconoscimento para-giuridico di una certa particolarità culturale: quella della segregazione e del pestaggio come elemento identificativo della gente sarda.
Quindi non il riconoscimento dell’atto di prevaricazione della violenza sessuale e psicologica su una donna ad opera di un individuo spregevole, convinto che la sua fidanzata lituana lo tradisse e che per questo andava punita con tre settimane di sevizie e stupri di gruppo; ma l’affermazione che esistono le giustificazioni etniche e culturali per questo tipo di reato.
Inorridiamo al pensiero di cosa deciderebbe il giudice in merito alla lapidazione islamica o alla pratica dell’infibulazione, che sono sì pratiche “culturali” e “religiose”, per quanto inaccettabili, alle quali lo stupro sembra quasi essere stato parificato.
“Dev’essere tenuto in considerazione il quadro dell'uomo e delle donna esistente nella sua patria”: le donne in Sardegna vengono abitualmente segregate in casa e sottoposte a sevizie? Sarebbe forse stato un po’ troppo pretendere che il giudice conoscesse l’impronta fortemente matriarcale della società sarda, sarebbe bastata, come dire, una minima conoscenza dei vocaboli e della geografia: l’impressione è che il giudice ci abbia confusi con qualcun altro.
Personalmente mi è capitato diverse volte di sentirmi dire “si vede che sei sarda, dal colore, dai capelli, dalla faccia”, e non saprei dire se questo accade anche ai veneti o ai laziali; la cosa curiosa è che la provenienza sembra influenzare la prima impressione, visto che i miei tratti somatici sono poco corrispondenti allo stereotipo sardo.
E quindi la domanda nasce spontanea: ma se l’uomo sardo è potenzialmente un violento, uno stupratore, la donna sarda com’è?
(la foto è di F.Sanna)Etichette: la magnifica ossessione