Beleza divina, beleza perdida, beleza galera


La bellezza è molto importante. Vivere nella bellezza è fondamentale per l’uomo: la forma esteriore delle cose riflette l’armonia della Natura nella sua interezza, alcune opere d’arte provocano sensazioni che stordiscono, e in generale l’armonia e la coerenza dei colori, delle forme, l’equilibrio estetico insomma, è una gioia per gli occhi. Davanti a un quadro di Klimt ho avuto una vertigine fisica, così come davanti alla Nike di Samotracia. Anche un abito può essere di assoluta bellezza: penso al famoso “rosso Valentino”. La bellezza è qualcosa di divino, nel senso più ampio della parola: osservando alcune linee e proporzioni perfette, colori nei quali ci si vorrebbe immergere, volti mai visti prima, ci si rende conto che dietro c’è la mano di Dio o del destino o chi per loro. L’estasi estetica riguarda ovviamente anche le persone umane: ho visto il ballerino Roberto Bolle in spiaggia e da 50 metri di distanza sembrava una statua. Inutile negare che la bellezza, o almeno la gradevolezza, aiuta: qualche volta l’ho vista anche io (che purtroppo non sono nemmeno lontanamente bellissima come Bolle) negli occhi di chi mi stava davanti o mi vedeva per la prima volta e magari si aspettava qualcos’altro. Spesso, ultimamente, mi chiedo però se la bellezza può diventare anche una gabbia, nella quale facciamo di tutto per entrare e di cui non riusciamo più a liberarci, perché vogliamo sempre vedere negli occhi dell’altro quella luce di attrazione e di approvazione, fosse anche solo per un attimo, finchè non si abitua ai nostri bei capelli, alla nostra faccia. Sfortunatamente siamo più schiavi dell’apparenza del nostro corpo che della bellezza che ci sta intorno; facciamo cerette, massaggi e fanghi per mantenere su quello che dopo i 20 anni inevitabilmente cadrà giù perché la forza di gravità non è un’opinione, ma sfregiamo muri e opere d’arte, mari e intere città. Non ci accorgiamo, perché non abbiamo tempo, della poesia e dei libri, ma corriamo dietro a modelli assurdi e talvolta corriamo il rischio di ammalarci gravemente. E come in quest’ultimo caso, non vogliamo ammetterlo e neghiamo l’evidenza perché “brutta”, sconvolgente. La bellezza è davvero una galera.

(nella foto, la Nike esposta al Louvre di Parigi)

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