Curricolando

L’estate è proprio finita, ce lo ricorda impietosamente la pioggia che cade stamattina. Settembre è un po’ un capodanno e siamo tutti pieni di buoni propositi, proprio come se l’arrivo dell’autunno fosse un nuovo inizio. Talvolta lo temiamo, più spesso lo aspettiamo: quelli spossati dal forzato riposo dell’estate smaniano per tornare alla routine solita e rassicurante, anche se sorridono e annuiscono ai rimpianti vacanzieri altrui. Quelli invischiati in un impasse esistenziale o lavorativo sperano nei primi freddi per riacquistare fiducia nel prossimo futuro, per “fare cose e vedere gente”; per ottenere qualcosa di concreto dal loro girare in tondo. Per chi cerca lavoro, e cioè nel mio regno praticamente tutti o quasi, il curriculum vitae rappresenta non solo uno strumento, ma quasi una armatura con la quale giungere finalmente alla conquista del santo graal. Il Cv, sul quale si scrivono perfino dei manuali, non è la descrizione delle nostre capacità o dei nostri desiderata, poiché le prime sono per la maggior parte ancora nascoste a noi stessi e solo il mettersi in gioco le fa salire a galla; sui secondi, visti i tempi che corrono e che uccidono i sogni, stenderei una colata di asfalto pietoso. Ho scovato una meravigliosa poesia che racconta in modo malinconicamente vero ciò che accade:

Scrivere un curriculum (Wislawa Szymborska)

Che cos'è necessario?
E' necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
è bene che il curriculum sia breve.
E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto
.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio in vista.
E' la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.

Etichette: