Di cosa abbiamo bisogno in questa estate di boschi distrutti, carneficina sulle strade delle vacanze, borse americane che minacciano il collasso, omicidi-suicidi quasi giornalieri strillati sulle prime pagine delle riviste fra un gossip e un cruciverba? Il leghista Giancarlo Gentilini lo sa: c'è bisogno di praticare la «pulizia etnica contro i culattoni», perlomeno a Treviso (ma si sa che queste iniziative si esportano facilmente).
Ad affermarlo è un pasciuto signore di verde incravattato che probabilmente vuole rincuorare così i suoi elettori e gli infastiditi abitanti del quartiere scelto come luogo di incontro da una parte della comunità gay, e già che c'è far parlare un po' del suo partito mediaticamente e elettoralmente agonizzante. E vabbè. Sono parole in libertà, acqua saponata nelle meningi che ci piacerebbe evaporasse come, appunto, le bolle di sapone.
Il problema è che il “signore” (il virgolettato è d'obbligo) è il vicesindaco di Treviso, ovvero una figura (figuraccia?) in qualche modo istituzionale. Meno male che il sindaco Gobbo ci mette una pezza: «Lui parla sinceramente, con un linguaggio concreto che tutti capiscono. In questo caso si parla di decoro pubblico e infatti ci stiamo attivando perchè venga cambiata la legge Merlin. Bisogna riaprire le case chiuse e creare quartieri a “luci rosse”…». Mah. Proprio vero che d'estate non trasmettono mai niente di nuovo in tv.
Si dirà che è la tipica beceraggine in salsa celodurista, che sono i soliti reazionari, che a destra «sono tutti così», le sparano grosse e anche un po' sceme. E invece questa estate infuocata non lascia scampo a questo tipo di meccanismi autoassolutori di certi radical chic: ci ha pensato l'onorevole Francesco Caruso, deputato di Rifondazione, nonché ex leader dei Disobbedienti, insomma uno degli esponenti della cosiddetta “sinistra radicale”: avete presente, sono quelli che di solito dicono “no” ad ogni cosa, che viene voglia di chiedere loro se almeno il bagno al mare ce lo possiamo fare.
Anche Caruso, come Gentilini, «parla sinceramente, con un linguaggio concreto che tutti capiscono». Infatti ha spiegato a modo suo il fenomeno delle “morti bianche”, affermando che Tiziano Treu e Marco Biagi sono “gli assassini” dei due giovani morti sul lavoro negli ultimi giorni a Mugnano e Bolzano (e quelli pugliesi? e quello sardo? speriamo che l'onorevole si ricordi anche di loro nella prossima esternazione). «Le loro leggi hanno armato le mani dei padroni, per permettere loro di precarizzare e sfruttare con maggior intensità la forza-lavoro e incrementare in tal modo i loro profitti, a discapito della qualità e della sicurezza del lavoro».
Gioverebbe ricordare che gli incidenti sono sempre avvenuti, con qualunque legge, che le morti bianche sono una tragica costante del modello di sviluppo industrializzato, e soprattutto la risultante di diversi fattori, fra i quali certo vi è il precariato. Lo studioso ucciso dalle Br e l'ex ministro citati con tanta appassionata demagogia dal no-global riconvertito in parlamentare non sono certo gli unici responsabili della precarizzazione del lavoro, e forse Caruso dovrebbe correggersi dando dell'assassino perlomeno a chiunque applichi - e a chiunque accetti, perché la reciprocità in questi casi è ovviamente indispensabile - una qualsiasi forma di flessibilità lavorativa. Cioè, a spanne, a mezza Italia.
Parole in libertà e inutili stracciamenti di vesti di chi grida allo scandalo e poi se li tiene in casa, questi personaggi che, per dirla alla Satta, «stanno al mondo solo perché c'è posto». Intanto, nel nostro piccolo posto nel mondo, noi abbiamo imparato ad amare il silenzio. Soprattutto quello degli altri.
(da L'Altravoce dell'11 agosto 2007)Etichette: pensieri e parole