Opportunamente donna


Hai voluto la bicicletta? E ora pedali! Questo mi sussurrava una vocina neanche tanto flebile all’interno della mia testa, appena attutita dal sugo di pesce forse un po’ troppo diluito che avevo nel piatto e che stava entrando in circolo, presumibilmente ostruendo le poche sinapsi rimaste. La pedalata in questione si riferiva alla parità dei sessi, questa inflazionata formuletta che vuol dire tutto e anche niente, perché se è lapalissiano che uomini e donne sono pari nei diritti e nei doveri, è di una altrettanto banale evidenza che le differenze sono grandi, enormi, siderali. Una donna, ad esempio, ha le tette. Non sghignazzate: qualcuno si stupisce ancora, soprattutto se fino al debutto della canotta scollata avevi mostrato di saper articolare una frase, scrivere una lettera o intrattenere una normale conversazione. Eppure le tette ci sono, grazieaddio. Una donna, poi, usa il mascara, gli orecchini e ammennicoli vari, riesce a fare più di due cose contemporaneamente e, come notava argutamente uno dei miei commensali (tutti maschi) e compagno di pesce al sugo, dice anche le cose indicibili. Tipo: “oggi non ho proprio voglia di parlare di lavoro, vorrei fare altro”. Ma torniamo alla parità, questa entità immanente, filosofica, che è anche, diciamolo, un po’ una supercazzola. La parità non è trattare una donna come un uomo, e però è accettare di essere trattate come un uomo, rinunciando alle tette, agli orecchini, ai miagolii sapientemente miscelati alle necessarie unghiate. Tutte cose impossibili da praticare davanti all’orgogliosa militanza paritaria del mio vicino di tavolo che ha così picconato la mia femminilità, peraltro ignara della necessità di certi meccanismi: “Tu non sei donna! Io non voglio vederti come donna, ma come uomo…come un uomo di strada!” (suppongo che la strada fosse un rafforzativo della mia improvvisa mascolinizzazione). Poteva comunque andarmi peggio, secondo qualche altro concetto di pari opportunità. Certo un po’ dispiace, perché ogni miagolio è un piccolo valore aggiunto che solo una donna ha, e rinunciarvi fa diventare il pranzo di lavoro più tristanzuolo, il pesce più insipido, e alla fine fa venire anche una discreta sonnolenza. O sarà stato il vino?

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