L'allegra fiaba di Accozzolo, l'ottavo nano da giardino


C’era una volta, non molto tempo fa, un’allegra combriccola di nanetti, sette per la precisione, a cui qualche psicopatico aveva dato anche dei nomi: Eolo, Brontolo, Cucciolo, e via “olo-leggiando”. I sette nanetti vivevano nel bosco, giorno per giorno, senza sapere che cosa avrebbe riservato loro il domani. Andavano avanti abbastanza serenamente, in armonia con la natura e talvolta con le benzodiazepine, coltivando il terriccio e raccogliendo le melozze. Anche quelle marce. Un giorno arrivò infatti un nuovo nanetto, simile a loro per aspetto ma assai diverso per stile di vita: viveva in città dove si era comprato una casetta con cucina abitabile e box auto, portava casacche e cappucci fiammanti e firmati, e soprattutto aveva lo sguardo sereno di chi più o meno, catastrofi naturali incidenti stradali e malattie mortali permettendo, sa che cosa può riservare il domani. Nello specifico, un lavoro stabile con stipendio dignitoso, che permettesse di fare dei progetti a medio termine (perché nel lungo periodo, come diceva l’economista Keynes, saremo tutti morti, nel bosco e altrove, anche gli immarcescibili nanetti da giardino). Ohhh! Fu grande lo stupore dei sette nanetti, perché il Lavoro era considerato, da tempo immemorabile, come un Santo Graal, un’araba fenice, come un unicorno fatato o un 5+1 al superenalotto. Raccontavano del Lavoro i nonni nanetti ai nipotini nanetti davanti al fuoco, se ne cantavano le gesta nelle feste della mietitura, era insomma considerato più che un miracolo, qualcosa di evanescente, mitologico, imprendibile. Un mito e leggenda, per i nanetti, ben più fantasmagorico di quella storiella che si andava raccontando in giro riguardo la loro amica Biancaneve, che aveva aperto qualche quercia più in là un’agenzia di accompagnatori di lusso perché si sa che anche nel bosco l’imprenditoria è sempre più “rosa”. Gli stupefatti nanetti chiesero al nuovo venuto come si chiamasse e lo sventurato, togliendosi distrattamente una fogliolina dal bavero della giacca nuova, rispose: “…Accozzolo!”

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